Vita di Mare

"> Mare puro Vita vera

mercoledì 7 ottobre 2009

Non farò prigionieri

Non farò prigionieri ! o meglio , non dirò né nomi né cognomi.
Prima che mi accingessi anni fa a far quella decina di viaggetti che poi ho fatto in barca, mi dissero, chi per mare era avvezzo ad andare, che il bello del navigare era la miriade di tipi di gente che potevi incontrare.
Ed avevano ragione . Ora, fare l’elenco di tutti i personaggi che ho incontrato in questi anni sarebbe troppo lungo e ci vorrebbe tempo e spazio in “sovrappeso”.
Qualcuno, sbagliando, continua a sostenere che in mutande (leggasi in questo caso slip da bagno) siamo tutti uguali, uomini e donne.
Stupidata micidiale ! non è assolutamente vero! Il festival di quelli in mutande in barca in realtà non è altro che una assoluta molteplicità di pieces teatrali dove ognuno vi recita una parte diversa o per dirla in altro modo , una babilonia di linguaggi e comportamenti. Amanti della sabbia bianca, marinai con i calli sulle mani, donne secche ma immobili e matrone ma mobilissime, nuotatori assidui, ziette all’avventura, cannibali divoratori di antipasti e stuzzichini, omosessuali ed eterosessuali e asessuati, ingegneri e bucanieri e personaggi dai mille mestieri e senza alcun mestiere, coloro che per scolare la pasta non usano lo scolapasta, coloro che hanno il coraggio di bere acqua minerale con anidride carbonica aggiunta alla temperatura di quaranta gradi (ma non è colpa loro! : loro si adattano! È stata quella stronza che ha voluto fare la cambusa che ha riempito la barca con cento litri di acqua..gasata appunto e non naturale), manager e semplici amanti della tazzina di caffè dopo i pasti eccetera eccetera , si muovono fisicamente in modo molto diverso in barca , ne assaporano le oscillazioni e i mutamenti di stato con fenomenologie comportamentali opposte e variegate.
Mi farebbe dunque assai piacere raccontare di due tipetti incontrati nel mio relativo navigare per mari . Due tipetti con movimento corpontamentale diametralmente opposto ma in ambedue i casi efficace al luogo in cui sono finiti per libera scelta.
Fedele all’ assunto iniziale, non farò prigionieri , li chiamerò : 1 l’armatore e 2 il gatto

1-L’armatore o della forza del non movimento.
E’ difficile stare fermi quando tutto si muove intorno a te. Ancora ancora quando si è in banchina ad osservare il mondo di chi va per mare, ma ben altra cosa quando stai su una barca monoscafo di bolina con 40 nodi di eolo dispettoso.
Stava lì con il suo minuscolo bagaglio, lui che pesava sui 90 barra 100 kg, sulla banchina di un porto della Grecia ionica ad attendere il suo turno per imbarcarsi, capire dove riporre il bagaglio, capire dove avrebbe dormito per ben quattordici notti.
Stava calmo e serafico con tutto intorno che si muoveva e si agitava. Ogni tanto una grattatina sulla testa senza capire se per perplessità sullo stato delle cose o se per qualche fastidioso prurito. La giornata solare e tersa, regalava un maestrale godurioso ma non arrabbiato che spostava foglie , cartacce abbandonate, ma soprattutto faceva oscillare gli alberi delle barche e gli scafi pure, che a star a fissarli come ci stava lui ci si faceva venire il mal di mare pur stando a terra. E tutto intirno a lui era una agitazione: chi sbarcava, chi si imbarcava, chi lavava le barche, e tanto altro movimento ancora. Ma lui no , immobile, una mezza sigaretta in bocca, spenta. Insomma, non fumava, non si muoveva e che non guardasse alcunché pur mi pareva. In compenso lo guardavo io mentre aiutavo i compagni di avventura a salire sul quel 42 piedi

noleggiato per l’occasione. Mozzo di seconda classe allungavo le mani per aiutare la gente a salire e confortavo a non aver paura e consigliavo le femmine fifone e titubanti ad allungare oltre che il braccio anche la gambetta in avanti, preoccupandomi di informarle che quel doppio gesto doveva essere accompagnato da un terzo ancora più importante: lo spostamento in avanti dell’intero corpo, questo per evitare di finire tra la poppa della barca e la banchina in una tipologia d’acqua , diciamo così, non propriamente salutare : l’acqua del porto, con i suoi topi morti e i residui biologici fertilizzanti, si sa non è proprio un luogo dove fare un bagno. Alla fine gli chiesi se voleva salire pure lui. –certo- mi rispose infilando la mezza sigaretta nel pacchetto da dove probabilmente era stata presa. Allungandomi la mano e allungando la gamba si era però dimenticato del terzo movimento, così che ad una mia maggiore trazione del braccio verso di me dovette accompagnarsi un maggiore allungamento della gamba di lui, cosa che provocò una sbandamento del 42 piedi . La piccola borsa mi finì tra le braccia e lui , per via del movimento scomposto , in coperta con grande fracasso.
- scusa
- -niente, ciao , io mi chiamo LALTRO senza apostrofo e tu ?
- ah, io IO tutto maiuscolo e suono la chitarra ma la chitarra non l’ho portata !
- e come mai ?
- Troppo ingombrante. Ciao cerco di capire qual è la mia cabina
- Ok IO
Stava là ed ora stava lì sotto, proprio sotto i miei piedi nella cabina di destra a poppa. Ma un musicista senza chitarra che musicista è ? E soprattutto dove trovava la forza e l’agilità delle dita per suonare una chitarra ?
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Nei giorni seguenti ebbi modo di osservarlo da più vicino , essendo spesso a poppa a fare il prodiere. Lui lì sempre seduto a poppa a destra o a sinistra a seconda dello sbandamento della barca. Immobile o quasi, con movimenti appena impercettibili sfilava spesso da un morbido pacchetto una sigaretta che fumava fino al filtro per poi continuare a gustarsela spenta in un angolo della bocca. Ringraziando , a volte quasi risvegliandosi da un torpore ancestrale, gradiva il biscotto o il grissino che gli altri della barca offrivano a chi era impegnato a curare la navigazione . Non che lui fosse impegnato in qualche attività particolare se non quella di gustarsi l’aria e il sole e la luce, ma per il fatto che si trovava lì, quasi sempre lì seduto, non poteva fare a meno di accettare e ringraziare.. Aveva anche un modo tutto suo di fare il bagno. Un modo lento, calibrato, sommesso. Mai un tuffo, mai una nuotata più lunga di metri cinque. Poi la risalita , l’asciugata e naturalmente la sigaretta e alle volte, anche una grattatine in testa.. E di nuovo lì seduto al centro del mondo imperturbabile ad attendere che qualcuno gli passasse la scodella con la sbobba o un buon bicchiere di vino di cui si capiva essere ghiotto.
Insomma, chi era costui ?

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Sicuramente un signore, affabile nei modi , e con una grinta nascosta che ebbe modo di sfoggiare allorchè in un incontro notturno con un equipaggio di un’altra barca , si fece imprestare una chitarra e deliziare tutti con dei blues che era impossibile ascoltare stando fermi, tanto quei ritmi scatenavano una grande voglia di ballare. E che turbinio di dita su quelle corde di chitarra, che giravolte . Ok ragazzi, questo è movimento!
Quella notte ebbi modo di capire che IO non era altro che L’ARMATORE . Ma in verità l’avevo già capito il giorno prima. Avevo solo bisogno di trovare delle conferme . E io avevo trovato la prova, l ‘elemento comportamentale chiarificatore.
L’armatore è colui che pur facendo poco , o quasi nulla, ha la completa padronanza della vita di barca.
Tutto si muove intorno a lui e non viceversa. L’armatore gode dell’affabilità che gli altri gli protendono, l’armatore consuma con gusto e senza lamentele il cibo che gli viene offerto più volte al giorno, l’armatore sa quando fumare producendo fumo e quando invece è necessario semplicemente tenere la cicca in bocca; l’armatore ha pazienza da vendere quando tutto intorno a lui si agita, dallo skipper che grida le manovre mentre il fiocco si è andato a incastrare in prua, ai bestemmiatori di turno che imprecano per l’irruenza del vento, a colei che vomita un giorno sì e un giorno no. Si, avevo finalmente capito. IO, l’ARMATORE , ovvero colui che non ha bisogno di chiedere perché tutto gli viene dato, che non ha bisogno di muoversi perchè tanto tutto si muove intorno a lui, ma soprattutto colui che non ha bisogno di guardare il paesaggio spostando la testa e il corpo ora a destra ora a sinistra, semplicemente perchè è il paesaggio che sfila dinnanzi a lui piano o veloce ; un poco come stare davanti ad una televisione, tu stai fermo e le immagini per incanto si manifestano a te e tu stai li immobile a goderne. Questo vuol dire essere in barca un vero ARMATORE.

2 – Il Gatto, o la forza del movimento

Il GATTO l’incontrai navigando nei mari d’Australia. Tipetto calmo apparente, ma con una forza interna ed esterna di tutto rispetto. Secondo me il GATTO è la vera star della barca, di tutte le barche che ha modo di frequentare, è la stella che brilla più intensa tra altre stelle più flebili, skippers compresi.
Personaggio enigmatico, insieme sfuggente ma anche molto presente in caso di necessità.
Proprio per questo suo modo di essere, dopo qualche giorno di navigazione , era già divenuto il beniamino della barca, in primis della parte femminile della stessa. La sua capacità primaria : quella di farsi ben volere da tutti, anche se in quel viaggio australiano ebbi modo di assistere per la prima volta all l’instaurarsi di due gruppi che per vari motivi si guardavano in cagnesco.
Lui no, lui lì, vezzeggiato e amato. Come tutti i gatti veri, anche il GATTO era personaggio di compagnia discreto. Di tutti ascoltava le intemperanze ma di nessuno disdiceva. Sicuramente aveva un passato da randagio, ma da come lo vedevo io , aveva abbandonato quella vita per diventare più…di casa. Come tutti i gatti, spesso lo vedevo isolato e da solo , pensante, fuori dal brulichio dell’equipaggio, ma pronto a rientrare nel gruppo e dare una mano a fare questo o quell’altro, velocemente come si era isolato, altrettanto velocemente ritornava nel gruppo: un po’ sguattero al servizio delle cambusiere, un po’ mozzo agli ordini perentori dello skipper o dei co-skippers di turno: insomma semplice corista tra un nugolo di tenori. Come detto , notevole caratteristica del GATTO era quella di stare ad ascoltare tutti , o meglio a me così pareva, poi, forse, in realtà stava solo lì davanti a tutti coloro che gli parlavano senza stare ad ascoltarli effettivamente, ma solo immerso nei propri pensieri, il che gli permetteva ,tra l’altro , di non trasalire all’ascolto di tante pirlate, maldicenze e quant’altro.
Ma il privilegio maggiore in quel viaggio fu quello di dormire in dinette niente popo di meno che col GATTO.
Una delle caratteristiche del GATTO , come tutti i gatti..o quasi, era la sua capacità di movimento. Di notte ,a volte ,lo vedevo balzare in piedi solo perché aveva udito uno sbattere di scotta anomalo rispetto all’usuale. Sempre guardingo anche quando sembrava che dormisse profondamente. Una notte quel suo brusco modo di svegliarsi ci salvò da un violento, immprovviso temporale , ma ,allarmati , riuscimmo a raddoppiare in tempo l’ancoraggio e a a tornare a dormire quasi tranquilli senza rischiare di finire a scogli.

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La Teresa quel giorno aveva spaccato le balle a tutti. Lei voleva scendere dalla barca per andare a vedere l’isola dall’alto e gustarsi il mare azzurro e la spiaggia lunga e bianca come se fossimo stati su unaereo. Ma di scendere nessuno aveva voglia, sole, sole e solo sole, beatamente sdraiati, un tuffo ogni tanto, soprattutto coloro in grado di portare il tender, cosa di cui non era capace la Teresa. In quel frangente , per tutto il pomeriggio ebbi l’opportunità di ammirare la capacità del gatto di spostarsi in continuazione con agilità e sobrietà di movimenti in modo da non trovarsi mai di fronte alla Teresa , che sicuramente, con le sue suppliche, l’avrebbe convinto a farsi portare a terra. Il GATTO quando vuole può essere un bastardo. E così dopo essere sfuggito tutto il pomeriggio alla poverina che ormai a tramonto avviato si era messa il cuore in pace , eccolo che con un balzo felino gli si proferì dinnanzi , chiedendo , poverina , come mai avesse quell’aria tanto delusa. E a sentire le lamentele dell’una e i continui oh, ma va, ma veramente, ma non ci posso credere, bastava che lo dicessi a me, dell’altro mi venne la voglia di farmi una grande risata, che puntualmente feci

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Per finirla, da quella vacanza, osservando i movimenti del GATTO , ho imparato tante cose: a essere velocemente in tutte le posizioni alla bisogna : a prua a gettare o dare una mano a gettare l’ancora, a poppa, pronto a balzare sulla banchina per evitare l’impatto della barca con la stessa, in cima d’albero a dondolare a mille per fare una foto di gruppo dall’alto, a base d’albero a dare una mano a quei tre sacramenti, diconsi tre che non riescono ad alzare una randa, oppure praticamente aggrappato al boma per cercare di realizzare quella manovra terrore dei gatti (finire in acqua) che si chiama prese di terzaroli e dico aggrappato al boma perché alla base d’albero ci stanno sempre i tre sacramenti un poco lenti: due donne e un maschio (ma non si tratta di gatte e gatto naturalmente).
Ma quello che più conta è che ho imparato dal gatto a stare al momento giusto nel posto giusto e non mi riferisco tanto alle attività di cui sopra, ma al fatto che i gatti ,seppur agili da far spavento, rimangono degli esseri pigri dopotutto e dopo una bella corsa si fanno una bella dormitina tre volte più lunga nel tempo della corsa stessa , e non in un posto qualsiasi: ma nel POSTO GIUSTO.

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E dove sta in una barca il posto giusto ? Ovviamente da nessuna parte, perché se non è la barca a muoversi è in ogni caso il sole o la nuvola dispettosa che si muovono . In altre parole se guardi un navigante vero GATTO capisci dove stare e quando stare a prendere il sole: nel punto migliore e più ventilato, o, viceversa rilassarsi all’ombra di una vela mentre tutti stanno schiattando al sole o, ancora, stare ben riparati tra due altri naviganti questi si alla mercè delle peggiori raffiche di vento.
Bisogna solo capire il dove e il come: come contorcersi in pose assurde per ottenere la migliore resa e come quatti quatti , senza che nessun s’accorga, sornioni e rapidi, soffiare la posizione del tapino o della tapina che sono scesi in cabina a prendere un libro o una felpa o in cambusa a bere o mangiucchiare qualcosa, o a dare una mano in manovra.
Ricordatevi che il GATTO è sempre pronto, in agguato e ben appostato: il vostro bel posticino è il suo uccellino: un balzo e per voi è finita.

CaViAl
Brugh...
Settembre 2009

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